"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

1 dicembre 2010

e che cavolo! zuppa calda per i ragazzi sui tetti

Mi viene un brivido se guardo in strada e penso, anche, ai ragazzi sui tetti.
Penso ad un inverno perenne che si è impossessato delle nostre coscienze, del nostro paese (scritto minuscolo, non si merita alcuna nobilitazione). Penso, mi costerno, m'indigno,m'impegno poi getto la spugna con gran dignità.
Come una vecchia zia che si preoccupa dei nipotini, condivido il gesto di cura più semplice e immediato: il nutrimento.
Non una poesia, un proclama, un dazebao. No, una scodella di zuppa fumante e solidale.
Dice il nipotino: ma zia, minestra di cavolo? Essì, questo c'è, d'inverno. Un pò di contaminazione, neppure troppa, e una verdurina CHE FA BENISSIMO. Zitti e mangiate.
Che serve?
- 1 piccolo cavolo verza
- 1 cipolla bianca media
- 2 peperoncini piccanti freschi
- 1 cucchiaino di carvi
- 1 grossa patata o due medie, sbucciata e tagliata a dadi
- due cucchiai di olio di sesamo
- brodo vegetale
- sale pepe
- una decina di gamberi (a piacere)
- parmigiano grattugiato (alternativo al gambero)
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Mondare e lavare accuratamente la verza, tagliarla grossolanamente conservando 4 delle foglie più esterne.
Tritare la cipolla e farla soffriggere con un cucchiaio d'olio d'oliva, il carvi e il peperoncino a rondelline.
Aggiungere poi la patata a dadi e, dopo un paio di minuti anche il cavolo.
Lasciare insaporire brevemente e poi coprire a filo con il brodo caldo.
Portare a bollore e lasciar cuocere ma non stracuocere (un quarto d'ora dovrebbe bastare).
Intiepidire e frullare a immersione. Dovesse risultare troppo densa aggiungere un poco di
brodo. Aggiustare di sale e pepe.
Ridurre ora a striscioline sottili le quattro foglie tenute da parte e saltare, cinesemente o giapponesemente, in olio di sesamo caldissimo con un peperoncino piccante.
Due minuti, non di più. Resteranno croccanti e verdissime.
Tenere da parte. Nello stesso olio saltare le code di gambero.
Inciotolare come da foto, completando con sale di Maldon affumicato.
Se il nipote avesse una particolare avversione per il gambero, sostituirlo (senza friggerlo!!) con parmigiano grattugiato.
Sarà la mia cena di stasera, sappiatelo. Su rieducational channel.
(PoveraPazza)



3 commenti:

Unknown ha detto...

senti dani, scrivo tanto anche io sul mio paese, tacciato talvolta di snobismo... eppure anche cassandra si nutriva.
pertanto cara amica non rimane che cominciare dallo stomaco, organo a cui molti sanno parlare e che pochi (tu certamente) sanno nutrire.
un abbraccio
il fra

Lydia ha detto...

Dani, lo sai che questo post mi piace molto? e non posso che condividere questo gettare la spugna, purtroppo. Ilguaio è che troppi lo stanno facendo.
Ti abbraccio e ti bacio

PoveraPazza ha detto...

ragazzi, ma mi commuovete. entrambi.