"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

21 marzo 2011

Milano da mangiare

 Sono bastian contrario. Leggo il post di Visintin sul Corriere che stronca Cavallaro e mi vien voglia di conoscerlo, 'sto Nicola.
So di una sua lezione per Incontri con lo chef e vado a vedere cosa combina.
Il ragazzo è comunicativo e ha belle idee. Non mi pare che voglia ad ogni costo cercare l'abbinamento stupefacente, ma ha il gusto della contaminazione. Approvo con condiscendenza, chi ama le stesse cose che amo io E' BRAVO. 

Si impasta lo spaghetto al nero di seppia
 Si sgusciano magnifici gamberi rossi

 Si prepara un fumetto di gran lusso

 Si affetta il mango

 e i peperoncini

 Memento

 Si frulla

 Si prepara la sfoglia
 Si impana il tonno
 Si fa rassodare il budino di mandorla

 Con gli avanzi si raviolizza

 commovente battuto di gambero rosso, polvere di cappero e di limone, budino di latte di mandorle e zenzero
 agliooliopeperoncini
 mon Dieu, le foie gras
 manca la papaya, arriverà

budino di latte di cocco e salsa salata all'arancia e extravergine, interessante e non stucchevole.

Prossimamente su questi schermi i goffi tentativi di imitazione della sottoscritta.
Sentite qua, cosa ci è toccato assaggiare: il battuto di gamberi, carta di riso, astice, cime di rapa e salsa piccante al mango, spaghetti al nero con ricci di mare e salsa al topinambour, tonno in crosta (il più ordinario) e il budino.

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Dopo il corpo, lo spirito. Sono anni che penso ad una contaminazione fra arte e cucina. Non sono la sola a rimuginare sull'argomento, pare. Per caso leggo di mangia l'arte, titolo metaforico ( che io farei diventare letterale) di un festival che tratta di cibo come veicolo e scambio fra culture diverse. Una idea interessante che si potrebbe sviluppare collettivamente, eh, ragazzi?!
La grande città, a volte, non è nemica. Stimola e rallegra chi è curioso. E io, modestamente, lo fui.
(PoveraPazza)
Ah! A volte la troppa curiosità frega: carino, ma dimenticabile, il vietnamita provato per cena. Nulla di cui scrivere a casa.


4 commenti:

Edda ha detto...

Che piatti ragazzi! Mi pacciono queste sequenze si ha l'impressione di partecipare, grazie :-)

Pentapata ha detto...

Signora Povera Pazza,
fossi il Cavallaro, le farei il raviolo avvelenato per la foto di profilo doppiomentata!
signora mia si adegui si photoshoppizzi anche lei managgia.

Simo ha detto...

Ho partecipato dalle tue foto come ad essere lì, e questa è stata una grande
cosa. Alcune volte è bene essere cocciute e andare per la nostra strada
Si stronca e si inneggia in questo mondo con troppa facilità. Ciao grazie

PoveraPazza ha detto...

Ma ragazze, venite anche voi a uno dei prossimi corsi. Così ci divertiamo pazzamente.
E Penta: ma no! Sono contraria al photoshoppamento. E poi un cuoco ha da esse così!