"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

14 febbraio 2015

tortine di miglio e mele, per colazione


Si cambia, nella vita. A volte per naturale evoluzione, altre per sopravvenute necessità. Questo blog è congelato da tempo, i miei interessi e il mio tempo sono altrove. Chissà se qualcuno si è accorto della mia assenza. Non credo, e va bene così. Lasciare una traccia in punta di piedi, una traccia leggera che si cancelli subito, è la mia aspirazione.
Durante la mia assenza mi sono appassionata (ancora di più) di alimentazione salutare e non reattiva, ho scoperto di essere sensibile (troppo) al glutine, ho eliminato quasi del tutto i cibi di origine animale. E insomma, eccomi qui.
Stamattina ho fatto queste tortine, son risultate deliziose e magari possono interessare a qualcuno.

Per 12 piccole tortine (ho usato gli stampi da minimuffin):

- olio di riso (per lo stampo)
- 2 mele farinose, sbucciate e grattugiate
- 1 tazza di miglio decorticato
- mezza tazza scarsa di uvetta
- 3 datteri medjoul
- qualche cucchiaio di semi di girasole
- succo e buccia tritata di un limone grande
- latte di riso (o normale, o succo di mela)
- una presa di sale

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Sciacquare il miglio e farlo tostare leggermente in una padella antiaderente. Dovrà asciugare tutta l'acqua ed i semi dovranno leggermente aprirsi. Non fatelo scurire.
In una ciotola mescolare le mele grattugiate , l'uvetta, il miglio, i semi di girasole, i datteri snocciolati e tritati grossolanamente, il succo e la buccia di limone ed il sale. Mescolare con attenzione, soprattutto per distribuire uniformemente la frutta secca.
Ungere con l'olio di riso gli stampini e riempirli con un cucchiaio ben colmo di composto. Bagnare ogni stampino così preparato con una cucchiata del liquido scelto: latte o succo di mela. Coprire con carta d'alluminio ed infornare a 180° per 30 minuti circa, lasciando coperti gli stampini. Trascorso questo tempo controllare che il liquido si sia assorbito e il miglio si sia leggemente gonfiato. Continuare la cottura a stampi scoperti per altri venti minuti o fino a doratura.
Queste tortine si possono consumare tiepide o fredde. E sono buone.

25 maggio 2014

chana masala featuring ceci di Cicerale


 La colpa non è mia, vostro onore. E' di Reb che qualche giorno fa chiedeva idee vegetariane per la cena. A tutte sono venute in mente i ceci. A tutte, alla lettera. Pensare ceci, cercare in dispensa, trovare quelli piccini e tosti di Cicerale , ammollarli e lessarli è stato (quasi) un gioco da ragazzi. Però: una sera c'era la pizza con gli amici,  il giorno dopo il giro d'Italia con merenda d'ordinanza, mi son finalmente trovata a cucinare i benedetti ceci solo oggi. 
Il chana masala, lo stufato di ceci così indiano, così tipico che ogni famiglia ha la sua ricetta, è uno dei miei piatti preferiti. Me ne sono preparata una versione così (e passo a distribuirne una schiscetta a tutti stasera):

500g ceci secchi, ammollati e portati a cottura - senza sale
5 cm zenzero fresco
5 cm curcuma fresca (oh yeah!) o un cucchiaino di curcuma in polvere
4 cipollotti rossi, freschi
2 spicchi d'aglio
peperoncino tritato
400g pomodori pelati di buona qualità
1 cucchiaino ottimo curry in polvere (io Bollywood curry)
olio extra vergine
coriandolo fresco (facoltativo)
sale
acqua

Pestare nel mortaio aglio, zenzero e curcuma. Arrostire a secco (senza condimento) e molto brevemente il curry, in modo da far sprigionare tutti gli aromi delle spezie e tenere da parte. In una casseruola capiente far saltare, con poco olio, la pasta di aglio, zenzero e curcuma. Tritare i cipollotti - grossolanamente - e aggiungerli alla pasta. Quando la cipolla sarà traslucida aggiungere il peperoncino, il curry e dopo qualche secondo anche il pomodoro. Lasciare insaporire e unire prima i ceci e poi poco sale. Mescolare bene, aggiungere almeno una tazza e mezza d'acqua e stufare per una ventina di minuti - o fino al raggiungimento della consistenza desiderata.
Spolverizzare di coriandolo fresco e servire con un pilaf classico o con buon pane.

 (PoveraPazza) in versione Om Shanti

15 maggio 2014

rabarbaro e fragole al quadrato


 C'è più vita su Marte che in queste pagine, recentemente. Ogni tanto mi ricordo di avere, da anni,  aperto un blog in cui scrivere fatti miei, varie ed eventuali. Poi scaccio il pensiero e tutto torna placidamente nel dimenticatoio. Non dovrebbe essere una giustificazione il fatto che mi arrabatto a scrivere su Gastronomia Mediterranea, di fatto lo è. L'acqua è poca e la papera non galleggia. Il tempo, il vero lusso dei nostri tempi, è irrimediabilmente poco.
Non posso però esimermi dal pubblicare questo esperimento con la produzione propria di rabarbaro e fragole. Yes! Dopo anni tre di onorata coltivazione in vaso (35g, pesati, la scorsa primavera) finalmente il rabarbaro ha messo delle foglione - con conseguenti gamboni - che posso essere usati. Evviva.
Le fragole invece sono una vecchia e consolidata abitudine terrazzifera e non ci hanno mai negato delle belle soddisfazioni.

Lunga e poco interessante premessa per arrivare a questi quadretti croccanti qui sotto. In perenne ricerca di alternative casalinghe al biscotto/cake/fetta biscottata industriale da mangiare per colazione, questa volta mi sono imbattuta in questa ricetta di Smitten Kitchen, l'ho un po' adattata alle mie fisime, l'ho fatta assaggiare a mezzo mondo e posso dire che è buona. Ho provato anche un'alternativa alla fragola (albicocche) ma niente, il rosso + rosso è la morte sua.

Facile, veloce, abbastanza salutare. L'ideale. fidatevi.

quadretti rabarbaro e fragola

Per una normale teglia da lasagna serviranno:

80g fiocchi d'avena
80g farina 0
60g zucchero muscobado+1 cucchiaio
1 cucchiaio di amido di mais
1 cucchiaio di succo di limone
1 pizzicone di sale
1 puntina di cucchiaino di lievito chimico
60g di burro sciolto
150g fragole a pezzetti
150g rabarbaro a pezzetti

In una ciotola mescolare avena, farina, zucchero, sale e lievito. Aggiungere il burro e mescolare con un cucchiaio, intridendo ben bene gli altri ingredienti.
In una seconda ciotola condire la frutta con limone, il cucchiaio di zucchero rimasto e, volendo, l'amido di mais.
Formare uno strato di bricioline sul fondo della teglia, cercando di renderlo il più compatto possibile, lasciado da parte almeno 1/3 della mistura.
Coprire con la frutta e completare con le briciole rimaste.
Stop, basta, finito.
Cuocere in forno a 180 per 40 minuti circa. Raffreddare, tagliare, mangiare.

As simple as that.

(PoveraPazza) - foto ignobilmente prese con l'aifon di mattina presto. e ho detto tutto.

12 marzo 2014

pane insolito al cacao e nocciole

 
Toh, mi sembra di dover scrivere un post! Che ho fatto un (buon) pane NON DOLCE al cacao e ve lo voglio raccontare. Complice un seminario sul Qi Gong dei Cinque Animali e la promessa di portare qualche mangiarino gratificante. 
Ormai qui l'unica cosa che si produce (quasi) è pane (e verdura cotta), dunque il mangiarino goloso doveva essere pane, appunto. Ho preso spunto dal bel libro Come si fa il pane ed. Guido Tommasi, da cui ho imparato a fare un pane praticamente senza impasto e che viene SEMPRE.  Quello sotto è una crasi con variazioni, di due ricette del libro: cacao e nocciole, praticamente Nutella in forma di pane!



27 febbraio 2014

tempeh al forno - e pure marinato


Mi piace più del tofu e forse addirittura più del seitan: il tempeh! Una saponettina di fagioli di soia gialla, parzialmente cotti e fatti fermentare, con un alto contenuto di proteine (22g su 100 di prodotto) e molto digeribile. Come sempre il sapore è neutro e quindi conviene aggiungere erbe o spezie per renderlo appetitoso.
La mia cena, digerita ancor prima di raggiungere lo stomaco è stata:

Tempeh al forno, con rape colorate

 

21 febbraio 2014

se non è cacao, cos'è? colazione insolita


Cari amici vicini e lontani, buongiorno. In queste paginette compaio ormai a cadenza quinquennale, ma sapete com'è so many men so little time (eh, figurarsi). Gastronomia Mediterranea mi fa studiare per evitare di scrivere castronerie, cucinare non cucino quasi e quando lo faccio niente è memorabile abbastanza. Quindi trovo raramente l'occasione giusta per condividere scoperte con voi.
Ma questa volta..
L'occasione è stata la nuova tortiera blu pavone che tutte ci siamo regalate con i punti del signor slunga. E poi, a dire il vero, torte per colazione e pane sono le uniche due attenzioni al cibo cucinato che in questo momento riesco a concedere.
Questa pare una torta al cacao, giusto? Una sana e rassicurante torta al cacao, semplice, da caffelatte.
E invece no.

24 gennaio 2014

ricomincio da t (ofu)




Uh, che pomeriggio impegnato è stato quello di oggi. Si chiacchierava su fb di disturbi alimentari, di ortoressia più specificamente, cioè dell'ossessione per il cibo sano. Non la generica attenzione, si badi. Quella ce l'ho anche io che non soffro di ortoressia manco per niente e mangio cibi sani solo se mi piacciono. C'è un'eccezione: il tofu. Ho provato innumerevoli volte a farmelo piacere. Niente. Continua a farmi schifo ma ogni tanto lo compro perchè, mi dico, contiene proteine "buone" e io ne mangio troppo poche. Fatto sta che in frigo avevo questi due blocchetti, in borsa la nuova versione veg di Sale & Pepe, così ho deciso di provare una ricettina di tofu marinato al limone e pepe.


Che serve:  400 g di tofu, un limone, salsa di soia, pepe.
Si fa perdere l'acqua al tofu lasciandolo sgocciolare sotto un peso per almeno trenta minuti, lo si asciuga, lo si taglia a cubi e lo si lascia marinare in salsa di soia (io shoyu bio, per dire), succo di limone e pepe per altri trenta minuti. Lo si salta in un goccio d'olio e lo si serve con verdure e riso. Avevo della zucca al forno al rosmarino e poca buccia di limone. 
Niente, non mi piace neppure così. 
La possibilità gliel'ho data, ma basta.  Preferisco il seitan - oppure un bel piatto di fagioli. 
E proprio i fagioli ho cotto mentre aspettavo che la saponetta di soia marinasse.

Lo so, sono una cattiva persona.
(PoveraPazza)

10 gennaio 2014

Mercimek Çorbasi è zuppa di lenticchie rosse


Mica avevo idea di fare un post sulla crema di lenticchie, però è venuta buona e allora vale la pena dire due parole e recuperare una foto fatta un po alla garibaldina.
Non sono carnivora, per niente e in Turchia se non si è carnivori la vita non è semplicissima. Per fortuna però c'è questa ubiqua zuppa di lenticchie rosse che:
a- è calda
b- è buona
c- è leggera

Per quattro persone:

250g lenticchie rosse
1 grossa cipolla bianca
1 peperoncino piccante
1 grossa noce di burro
brodo (di pollo per la versione classica, io vegetale)
sale
coriandolo fresco e limone a quarti

Più facile di così si compra in barattolo: tritare la cipolla e farla appassire a fuoco dolce con il burro e il peperoncino a pezzetti. Aggiungere le lenticchie sciacquate e coprire con il brodo bollente. Salare con molta parsimonia. Sobbollire fino a cottura delle lenticchie. Non ci vorrà molto, una ventina di minuti. Volendo la versione classica passare parzialmente i legumi al frullatore ad immersione. Guarnire con il coriandolo tritato e servire con il limone.

Tutto qui, ma vale la pena.

(PoveraPazza)

6 gennaio 2014

halloumi, per cominciare



Et voilà, un altro anno è andato e quello nuovo, appena nato e carico di aspettative, si è affacciato alle nostre vite. Non so, per una volta sono fiduciosa.Mi piace pensare che molto andrà bene, che troveremo belle strade da percorrere, che ci piaceranno questi giorni da vivere. Follia? No, ho finalmente trovato l'halloumi. Mica qui, figurarsi. L'ho trovato nella mia gitarella Istanbuliota di fine anno.
Sadicamente vi lascio la ricetta della mia cena, ben sapendo che non sarà semplice riprodurla, visto che il mitico formaggio cipriota non è proprio diffusissimo nel patrio suolo. Ma chissà, come si diceva ieri, magari insegnamo ad un casaro di buona volontà come farlo e poi gli assicuriamo la vendita in blocco di tutta la produzione. Ci state?

Intanto questa è un'insalata tiepida di halloumi e cime di rapa, mutuata in parte dal Vate Ottolenghi, e in parte alleggerita e resa meno mediorientale da me medesima.

Per due persone:

500g cime di rapa, mondate
1 spicchio d'aglio
i semi di mezza melagrana
4 fette di halloumi spesse 1 cm
2 cucchiai di nocciole leggermente tostate e tritate grossolanamente
olio oliva
sale
pepe
coriandolo fresco

Sbollentare le cime di rapa per qualche minuto in acqua salata, raffreddarle in acqua fredda e scolarle. Tritarle grossolanamente.
Scaldare un cucchiaio di olio in un tegame antiaderente e saltare per qualche minuto le cime e lo spicchio d'aglio. Aggiustare di sale.
Preparare il condimento: in una piccola ciotola raccogliere i semi di melagrana, le nocciole e il coriandolo tritato. Condire con olio, sale e pepe.
In un secondo tegame, appena unto d'olio, far dorare le fette di halloumi fino a che non avranno formato una bella crosticina su entrambi i lati.
Comporre il piatto disponendo il formaggio sulle cime di rapa e completare con il condimento al centro.
La versione originale prevede l'uso di melassa di melagrana e di zucchero. Per me la nota dolce era perfetta già così, contrastando piacevolmente con il sapore amaro delle cime.

Non lasciatevelo scappare, se lo trovate.
E passate un buon anno, tutti voi.
(PoveraPazza)


23 dicembre 2013

pierogi, finalmente e AUGURI!

 Sarà stato il nome. non so. Un che di infantile che riporta alla mente Paperoga e la sua ingenua goffaggine. Sia come sia, da quando ho letto chissà dove, chissà quando, dell'esistenza di questi semplicissimi ravioli polacchi, ho pensato di rifarli. Un esperimento, con gli amici di sempre che mangiano senza giudicare. Finalmente li ho provati. Necessitano, forse, di qualche aggiustamento qua e là, ma il risultato non è stato malvagio. Leggero, come si addice a giorni di magro prima delle feste, ed economici, come richiedono i tempi.

Ne ho fatti molti, le dosi sono da mensa scolastica, ma giuro, li ho distribuiti tutti.
In Polonia il ripieno tradizionale è di patate e formaggio cremoso, o di crauti. Io li ho solo un pochino italianizzati, ma un pochino proprio.

Pierogi di patate, porri e carciofi.

Con queste dosi a me son venuti 112 pierogi. Moltiplicate o dividete di conseguenze, tenendo conto che sono molto leggeri e se ne possono mangiare 8-10 a testa.

per la pasta:
1 uovo grande, leggermente battuto
2 cucchiai di panna acida (o yogurt greco)
1 tazza di latte 8io parzialmente scremato)
1 tazza d'acqua
5 tazze di farina 0
un pizzicone di sale
semola per la spianatoia e i vassoi

Nella ciotola dell'impastatrice mescolare l'uovo con lo yogurt, aggiungere latte, acqua e la farina - una tazza alla volta. Impastare fino a quando la massa non sia più appiccicosa. Trasferire sulla spianatoia infarinata e impastare ancora a mano per pochi minuti. Formare una palla, infarinare, e lasciar riposare almeno un'ora sotto una ciotola rovesciate.
Trascorso questo tempo riprendere l'impasto, dividerlo in quattro e cominciare a stendere la prima parte, lasciando le altre al coperto per evitare che si secchino.
E' un'operazione molto semplice. L'impasto è morbido e si stende, sul piano ben infarinato, in un amen.
Tirare la sfoglia a 3-4 mm di spessore e ritagliare dei tondi, con un coppapasta di 7-8cm di diametro.

Farcire ogni tondo, tenendolo in mano, con un cucchiaino abbondante di ripieno, chiuderlo a mezzaluna sigillando con i rebbi di una forchetta. Adagiare i ravioli pronti su vassoi infarinati e mantenere coperti con pellicola trasparente - ma non chiudere ermeticamente.
Cuocere in abbondante acqua salata, pochi per volta, fino a che non saliranno a galla, lasciandoli galleggiare per un paio di minuti prima di  scolare con il mestolo forato e condire con burro fuso, Parmigiano e pepe nero macinato al momento.

Per il ripieno vegetariano:

12 patate a pasta gialla, medie
4 porri di medie dimensioni
4 carciofi spinosi
sale - pepe
50 g di burro


burro a piacere, per condire

Pelare le patate, tagliarle a quarti, coprirle di abbondante acqua salata. Portare a bollore e lasciar cuocere per una decina di minuti almeno o fino a quando non siano tenere. Scolare e lasciare intiepidire. Passare alllo schiacciapatate e raccogliere i vermini in una ciotola capiente.
Mentre le patate cuociono mondare bene i porri, tagliarli a rondelle grossolane e stufare in poca acqua, coperti. Mondare benissimo i carciofi, mantenendo solo il cuore. Eliminare la paglia. Stufare in un secondo tegame, sempre con poca acqua e sempre coperto.
Passare al frullatore a immersione carciofi e porri - aggiungere il purè alle patate schiacciate, condire con i 50 g di burro, aggiustare di sale e pepe e mescolare bene.
Farcire con questo composto i ravioli, come spiegato sopra.


Approfitto di questo estemporaneo post dicembrino per augurare a tutti gli amici, vicini e lontani, buone feste. E chiamatele come volete.
Un abbraccio a tutti.

(PoveraPazza)